Sigari, battute (e guai giudiziari) Nicolas in pole per l’Eliseo del 2017

Sarà, ma in queste ore la pacatezza di Juppé è messa in ombra da un Sarkozy scatenato, che lascia perdere temi come economia, occupazione e crescita — sui quali da anni la politica francese di destra e di sinistra ha dimostrato di avere poca presa — per puntare su controllo dell’immigrazione e difesa della laicità, nelle loro versioni meno intellettuali e più concrete: difesa della carne di maiale nelle mense scolastiche (i bambini musulmani si adegueranno o salteranno il pasto) e proibizione del velo anche nelle università.
Sarkozy potrà incassare la vittoria di ieri sera già il 30 maggio, quando nel congresso di Parigi verrà rifondato il partito fino a pochi mesi fa dilaniato dalle lotte interne e dagli scandali finanziari: addio al vecchio nome Ump, forse sostituito da qualcosa come «i Repubblicani», e soprattutto addio ai vecchi quadri di partito, che verranno rinnovati entro l’estate.
Per Marine Le Pen, da tempo in ottima posizione nei sondaggi per l’Eliseo, il voto di ieri è una battuta d’arresto soprattutto mediatica. Ma l’avanzata continua: il Front National non conquista dipartimenti ma molti consiglieri locali, e comincia a darsi quel radicamento territoriale che non ha mai avuto.
A sinistra, il disastro è ancora superiore alle attese. La gauche si ritrova sconfitta e soprattutto divisa, anche se in modo per adesso sotterraneo, tra due linee. C’è la tentazione del presidente Hollande di guardare — senza fretta — a sinistra per riguadagnare l’aiuto di verdi e socialisti «frondisti», cioè opposti alla svolta social-liberale intrapresa un anno fa. Già oggi il segretario socialista Jean-Christophe Cambadélis incontrerà i verdi «e tutti quelli che vorranno dialogare» nell’obiettivo dell’unità a sinistra.
Ma il primo ministro Valls nominato proprio in virtù della svolta social-liberale comunque non ha intenzione di cambiare politica «proprio adesso che sta cominciando a portare i primi frutti», dice, evocando il (pallido) ritorno della crescita economica.
L’uomo che mesi fa ha gridato «io amo l’impresa!», facendo inorridire l’ala sinistra del partito, ieri sera ha reagito alla sconfitta dicendo in sostanza che si continua così, «anzi con maggiore determinazione». E dire che a seguito di un’analoga sconfitta locale, alle municipali di un anno fa, il governo Ayrault è caduto e Manuel Valls è diventato premier.
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